Videogiochi

Il fascino del terrore nei videogiochi

Il vero orrore è qualcosa che nessuno desidera vivere. Pochi sarebbero disposti a mettersi in una posizione di totale impotenza di fronte a situazioni minacciose o creature spaventose. Non è molto più semplice godere di queste esperienze attraverso uno schermo, con film dell’orrore o inquietanti creepypasta? È proprio grazie a questa curiosità esterna che l’umanità ha creato innumerevoli modi per osservare incubi senza dover affrontare il vero inferno. E uno di questi metodi è rappresentato dai videogiochi, una delle modalità più interattive e coinvolgenti per vivere esperienze spaventose in modo sicuro.

La ricerca della paura ricreativa

Ci sono diversi studi sul tema della paura che suggeriscono che questa sensazione possa offrire agli esseri umani una sorta di “ebbrezza naturale”. L’adrenalina aumenta, vengono rilasciati endorfine e dopamina, e ci sentiamo carichi grazie a questi brevi momenti di terrore. È per questo che giochi come Silent Hill suscitano così tanto attesa. Proprio come quando aspettiamo l’apparizione di Mr. X in Resident Evil 2, viviamo una costruzione e poi un rilascio di queste sostanze chimiche, che ci regalano una sensazione di grande soddisfazione e adrenalina, spingendoci a esplorare sempre più le ombre. Attività come visitare case infestate o fare un giro sulle montagne russe rientrano nella categoria della paura ricreativa, un campo di cui è esperto lo scrittore di horror e psicologo Mathias Clasen.

Clasen spiega che “è nella nostra natura trovare piacere in quelle che chiamiamo attività di paura ricreativa, cioè quelle che ci spaventano piacevolmente. L’orrore è solo una forma particolarmente intensa di paura ricreativa. Ci siamo evoluti per trovare piacere nel confrontarci con la paura, poiché in questo modo apprendiamo importanti lezioni su noi stessi e sul mondo, come riconoscere i pericoli, come rispondiamo alla paura e come possiamo affrontare emozioni negative come la paura e l’ansia”.

Un viaggio dentro il nostro io

L’orrore si è evoluto in un genere potente in tutti i media e può assumere molte forme, poiché offre uno sguardo nell’interiorità dell’animo umano. Ci permette di confrontarci visivamente con le nostre paure, insicurezze e peccati. Questo è evidente in classici dell’orrore come Silent Hill 2, dove il protagonista James Sunderland affronta l’orrore esistenziale di essere il peggior mostro di tutti.

Nei giochi horror non corriamo reali pericoli, e lo sappiamo. Dalla loro nascita, i giochi horror ci hanno catapultato in situazioni emotive che non vorremmo mai vivere nella vita reale, mostrando al contempo creature grottesche. Il classico del 1988 Splatterhouse parla di uccidere mostri su mostri, ma il suo momento più straziante si verifica quando l’amata del protagonista diventa un’altra creatura da distruggere. Queste esperienze colpiscono le nostre emozioni, rendendole più personali. Non è necessario che un gioco sia estremamente cruento per trasmettere queste sensazioni. Anche titoli più leggeri come Earthbound traducono le paure dell’infanzia in un RPG affascinante. Questi giochi ci portano in conflitti che non ci metteremmo mai volontariamente, permettendoci di esplorare noi stessi e affrontare traumi passati.

Il giusto equilibrio della paura

Per alcuni, anche l’esperienza digitale può risultare troppo realistica. Esiste un limite all’immersione quando si affrontano emozioni così forti? Qui entra in gioco l’evoluzione tecnologica dei giochi: i giochi horror in realtà virtuale (VR). Questa tecnologia è ancora giovane, quindi non sorprende che i titoli horror in VR non abbiano ancora catturato l’attenzione di franchise come Dead Space o Resident Evil. Non si tratta solo di tassi di adozione degli headset piuttosto bassi; Clasen suggerisce che molti giocatori non vogliono avvicinarsi così tanto alle loro paure.

“Non corriamo veri pericoli quando giochiamo a un gioco horror, e lo sappiamo”, afferma Clasen. “Il momento in cui dimentichiamo questo – quando diventiamo così immersi da scordare che è solo un gioco – smette di essere divertente. Non è più un’esperienza giocosa, ma una vera paura, e questo non è affatto piacevole. Credo che per questo i giochi horror in VR siano un mercato di nicchia. È semplicemente troppo reale per la maggior parte delle persone”.

Il “punto dolce” della paura, secondo lo psicologo Coltan Scrivner, si riferisce alle esperienze migliori, che devono essere pianificate con attenzione per assicurarsi che non ci sia né troppa né troppo poca paura. Troppa paura, e il terrore supera la paura ricreativa; troppo poca, e diventa noioso. Ecco perché i migliori titoli della serie Resident Evil sono così ben realizzati: la paura è sempre presente, ma non è mai opprimente. La prospettiva in terza persona rende l’esperienza un po’ meno personale rispetto ai giochi in prima persona, ma si prova comunque un senso di impotenza lungo il percorso, almeno durante la prima partita, prima di sapere dove si nascondono tutti i mostri.

L’attrazione per gli zombie

Parlando con Scrivner e Clasen, è emerso il motivo per cui il sottogenere degli zombie è così popolare. Come si può vedere in The Last of Us, nella serie Telltale’s Walking Dead e in Resident Evil, l’elemento umano offre un’infinita varietà di possibilità emotive. Nel frattempo, gli zombie sono sempre in agguato, attivando i nostri sensi primordiali mentre siamo in attesa di un attacco. Questo crea un’esperienza di paura ricreativa quasi definitiva.

“Gli zombie attivano molti aspetti della nostra curiosità morbosa”, afferma Scrivner. “La loro carne in decomposizione stimola la nostra curiosità riguardo alle lesioni corporee. La loro natura predatoria risveglia la curiosità sulla violenza e sui predatori. E la loro condizione – non completamente morti e non completamente vivi – suscita il nostro interesse per il paranormale. Quindi, l’orrore zombie ha qualcosa per tutti”.

Gli zombie sono popolari per un motivo, ma non importa quale sottogenere ci attiri. Tutti i giochi horror toccano diverse corde nel nostro cervello. Mentre molte esperienze di gioco attirano i giocatori con sentimenti positivi e ricompense, l’orrore si distingue come un affascinante eccezione. Vogliamo essere spaventati. Vogliamo sentirci impotenti. E attraverso queste esperienze apparentemente negative, troviamo qualcosa dentro di noi che ci ricorda perché amiamo questo genere ogni singola volta.