Videogiochi

La storia di Prince of Persia: un viaggio attraverso i suoi giochi

Ci sono poche serie videoludiche che vantano una storia lunga e affascinante come quella di Prince of Persia. Iniziata nel 1989, questa saga ha vissuto alti e bassi nel corso degli anni, con giochi che hanno assunto forme e stili diversi. Alcuni titoli sono persino stati dimenticati per anni. In questo articolo, ripercorriamo la storia della serie per scoprire quali giochi di Prince of Persia meritano di essere ricordati e quali sarebbe meglio lasciare nel passato.

Prince of Persia: The Lost Crown

L’ultimo capitolo della saga reinventa la serie, tornando alle origini. Prince of Persia: The Lost Crown ripropone una prospettiva 2D, ma la modernizza con un approccio completamente Metroidvania. Le abilità temporali di Sargon, gli attacchi e gli aggiornamenti ci fanno riflettere su cosa abbia impiegato tanto tempo prima che la saga prendesse questa direzione, dato che la formula funziona alla perfezione. Da sempre, la serie si concentra su azione, piattaforme e poteri unici, tutti elementi che si prestano bene all’idea di esplorare ambienti e guadagnare potenziamenti per accedere a nuove aree. Il combattimento è impegnativo ma giusto, e la trama avvincente invoglia a scoprire ogni aspetto del gioco.

Prince of Persia: The Sands of Time

Ubisoft ha scelto di rimasterizzare Prince of Persia: The Sands of Time, e non è difficile capire perché. Questo titolo ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dei videogiochi. Sebbene non sia stato il primo a passare al 3D, è senza dubbio quello che ha saputo farlo meglio. I controlli erano fluidi mentre si saltava, si dondolava e si esploravano i vari enigmi. Il combattimento integrava in modo intelligente le abilità acrobatiche, rendendo fondamentale la mobilità per affrontare i mostri di sabbia. Le abilità di riavvolgimento erano una novità incredibile all’epoca, permettendo di correggere errori sia nei salti che nei combattimenti, aprendo la strada a enigmi straordinari.

Prince of Persia (2008)

Al di là delle polemiche riguardanti il finale (o la sua mancanza), il reboot del 2008, semplicemente intitolato Prince of Persia, nasconde un gioco solido e originale. Questo titolo ha ridotto il gameplay a due elementi principali: il combattimento uno contro uno e le sfide di piattaforma. Questa scelta ha conferito al gioco una maggiore concentrazione, permettendo anche di sviluppare una relazione più profonda tra i due protagonisti. Sebbene la grafica stilizzata regga il confronto, il livello di difficoltà non è all’altezza degli altri titoli, il che diminuisce un po’ la tensione narrativa.

Prince of Persia: Warrior Within

Se cerchi un gioco che rappresenti perfettamente l’era oscura dei primi anni 2000, Prince of Persia: Warrior Within è ciò che fa per te. Anche all’epoca, il tono cupo e la narrativa non hanno convinto tutti, e il gioco non è invecchiato bene. Tuttavia, se riesci a superare questo aspetto, potresti considerarlo il culmine del combattimento in 3D della saga. Prendendo spunto da Sands of Time, Warrior Within amplia le abilità e le mosse del Principe, offrendoti la libertà di esprimerti in battaglia come mai prima d’ora. Sebbene ci sia meno enfasi sulle piattaforme e gli enigmi, vale comunque la pena giocarlo per l’intensità del combattimento.

Prince of Persia: The Two Thrones

In risposta alle critiche ricevute da Warrior Within, Prince of Persia: The Two Thrones ha smorzato il tono cupo per quest’ultima avventura della trilogia. Purtroppo, molte delle scelte fatte non sono state all’altezza. La trama torna a ricollegarsi a Sands of Time, presentando una nuova realtà dopo le avventure temporali dei due giochi precedenti, risultando così meno interessante a livello narrativo. Sebbene azione e combattimento non abbiano fatto passi indietro, i miglioramenti minori non sono stati sufficienti a giustificare un terzo giro. È un titolo che si sente ripetitivo, non necessariamente negativo, ma un po’ stanco.

Prince of Persia 2: The Shadow and the Flame

In linea generale, è un luogo comune che i sequel siano migliori degli originali, e Prince of Persia 2 lo dimostra. Pur mantenendo la stessa formula del primo capitolo, introduce una maggiore varietà e profondità nei sistemi di gioco. Sebbene rimanga un titolo con una scadenza temporale rigida, le nuove ambientazioni e le opzioni di combattimento rendono il fallimento più divertente e stimolante.

Prince of Persia Classic

Sostituiamo il gioco originale con Prince of Persia Classic, il remake di quel classico del 1989. A meno che tu non sia un fan dei grafica retro, non c’è motivo di non provare la versione aggiornata. Tuttavia, anche un nuovo look non riesce a far reggere un gioco di decenni fa come ci si aspetterebbe. Ti ritrovi in un dungeon con un limite di tempo di 60 minuti per attraversare trappole e nemici, per poi trovare e sconfiggere il Gran Visir Jaffar e salvare la principessa. È un’esperienza basilare, ancora un po’ goffa nonostante alcune comodità moderne, ma comunque interessante da un punto di vista storico.

Prince of Persia: The Forgotten Sands

Il titolo di questo gioco è molto appropriato. Prince of Persia: The Forgotten Sands, il tentativo finale di reboot prima di The Lost Crown, ha completamente deluso. Ha cercato di richiamare i giochi Sands of Time collocandosi tra i primi due titoli, ma il risultato è stato un caos totale. Non ha aiutato il fatto che sia uscito solo un anno dopo il reboot del 2008, apparendo come un’inversione totale rispetto alla nuova formula e allo stile artistico di quel titolo.

Prince of Persia 3D

Dobbiamo essere un po’ indulgenti, visto che poche saghe sono riuscite a fare il salto al 3D senza inciampare. Tuttavia, Prince of Persia 3D non ha solo inciampato, ma è caduto. Questo è tecnicamente il terzo gioco della saga originale, e fu un tentativo nobile di tradurre i concetti della serie in tre dimensioni. Sfortunatamente, controlli, telecamera e combattimento erano tutti poco funzionali, rendendo il gioco una vera fatica da completare.