Videogiochi

Curious video game machines: un viaggio tra le console dimenticate

Care lettrici e cari lettori di Otaku.lol, benvenuti nel 2025! In questo nuovo anno vogliamo inaugurare un appuntamento con la nostra rubrica dedicata al mondo dei videogiochi, l’Antica Libreria. In un periodo in cui si tende a liberarsi del vecchio, noi vogliamo riscoprire storie e macchine videoludiche che il tempo ha messo da parte. Oggi parliamo di un volume affascinante: Curious Video Game Machines di Lewis Packwood, pubblicato da Pen & Sword Books, disponibile in inglese.

La storia dimenticata delle macchine da gioco

Il famoso adagio “La storia la fanno i vincitori” risuona anche nel mondo videoludico, dove i successi vengono ricordati e i fallimenti svaniscono. Nell’arco di quasi cinquant’anni di storia dei videogiochi, abbiamo visto come le esperienze ludiche più importanti rimangano impresse nella memoria collettiva, mentre le console meno fortunate scompaiono nell’oblio. In un’epoca in cui la nostalgia retro è spesso ridotta a una mera strategia commerciale, Lewis Packwood ha avuto l’idea di recuperare tutte quelle macchine da gioco che sono state escluse dalla narrazione ufficiale. Un esempio? La prima console portatile non è il Game Boy, ma il Milton Bradley Microvision, lanciato nel 1979, che ha ispirato Nintendo per i suoi Game’n’Watch e per la successiva console portatile di grande successo.

Un viaggio tra figure leggendarie e aziende effimere

Il libro di Packwood è un vero e proprio viaggio nei recessi più oscuri della storia dei videogiochi, costellato di personaggi mitici e aziende che sono entrate e uscite dal mercato come meteore. La struttura dell’opera è meticolosa: suddivisa in 18 capitoli, l’autore esplora le macchine e i sistemi dimenticati, ma che hanno avuto un ruolo cruciale nell’evoluzione del settore, seguendo percorsi insoliti e a volte incomprensibili. Il Microvision è sicuramente il simbolo di questo esercito di “reietti”, ma ci sono molte altre sorprese da scoprire.

Dalla nascita del videogioco ai circuiti di guerra

Le prime pagine del libro possono sembrare un po’ dense, poiché Packwood si sofferma sull’emergere dei videogiochi dall’ambiente militare, parlando di scienziati e supercomputer enormi. Tuttavia, una volta superato il capitolo introduttivo, Curious Video Game Machines inizia a brillare, portandoci in territori inesplorati e lontani dalle narrazioni più comuni.

Le console dimenticate e le curiosità storiche

Uno dei momenti più affascinanti del libro è sicuramente il capitolo dedicato alla Germania degli anni ’70, ancora divisa dal Muro. Qui, a ovest, si giocava con l’Interton Video 2000, una console a cartucce che combinava elementi del Magnavox con caratteristiche di console programmabili future. A est, invece, il partito socialista decise di creare la BSS 01, utilizzando componenti contrabbandati. Queste escursioni al di fuori delle storie tipiche che riguardano gli Stati Uniti, il Giappone e occasionalmente il Regno Unito, rendono il libro ancora più intrigante.

Un tuffo nella Jugoslavia degli anni ’80

Packwood ci porta anche in Jugoslavia nel 1983, dove esplora la scena open source, ancora poco conosciuta. Attraverso un lavoro di ricerca che intreccia storiografia socio-politica e testimonianze dirette, il lettore scopre una realtà vivace e creativa. Anche quando si addentra in territori più familiari, come i cloni del Famicom o i tentativi di rendere la realtà virtuale un fenomeno di massa, Packwood riesce a mantenere alta l’attenzione.

Un’opera ricca di storie e passione

Il grande pregio di Curious Video Game Machines è la rigorosità storica della narrazione, impreziosita da testimonianze dirette e mai noiosa. La scrittura di Packwood riesce a trasmettere l’entusiasmo dell’appassionato, combinando uno stile elegante e accademico. Questo libro è una lettura profonda e avvincente, che ci riporta alle origini di esperimenti commerciali dimenticati, pieni di informazioni e immagini, ma soprattutto di parole. Le pagine scorrono via con piacere, rivelando un mondo di storie affascinanti che meritano di essere riscoperto.