Questo articolo contiene spoiler sulla trama di Final Fantasy VII Rebirth.
Con l’imminente lancio di Final Fantasy VII Rebirth, i fan erano ansiosi di scoprire come il sequel affrontasse la storia di Aerith. La celebre guaritrice è stata al centro della campagna di marketing di Square Enix, lasciando intendere che uno dei momenti più iconici del mondo videoludico sarebbe stato cruciale per l’avventura. Tuttavia, ciò che mi interessava di più era come si sarebbe sviluppata un’altra tragedia: la storia di Barret e Dyne.
Un legame speciale con Final Fantasy VII
Final Fantasy VII occupa un posto speciale nel mio cuore, poiché è stato il primo gioco in cui i personaggi mi sono sembrati reali, piuttosto che semplici avatar. Prima di questo, i personaggi nei giochi esistevano solo in relazione al protagonista. Quando l’ho giocato per la prima volta, non mi sono mai chiesto perché Barret avesse un braccio meccanico o se ci fosse una storia dietro a sua figlia Marlene. Una volta arrivato a Corel e poi nel carcere sotto il Gold Saucer, ho iniziato a comprendere che Barret aveva un passato che influenzava ogni aspetto del suo carattere.
Questi due filoni narrativi si intrecciano durante il confronto con Dyne, un vecchio amico di Barret che diventa un sub-boss sia nella versione originale che in Rebirth. Non sono sicuro che un remake possa mai replicare l’intensità di quel momento determinante per i personaggi, ma l’interpretazione della saga di Dyne in Rebirth si rivela uno dei momenti più memorabili. Questo grazie a una piccola modifica che rende il tutto molto più autentico.
Il peso delle scelte
La preparazione per il confronto tra Barret e Dyne è quasi identica in entrambe le versioni. Scopriamo che Barret ha spinto affinché Shinra costruisse un reattore Mako nella loro città, mentre Dyne era contrario. Dyne viene ignorato, con conseguenze tragiche. Pochi anni dopo, il reattore esplode, Shinra interviene per coprire il disastro e Barret e Dyne perdono entrambi un braccio. Barret crede che Dyne sia morto e si assume la responsabilità di prendersi cura di Marlene come se fosse sua figlia.
Tuttavia, Dyne non è morto; sopravvive e impazzisce cercando vendetta contro Shinra. La trama non cambia molto fino alla loro riunione e al successivo scontro in Rebirth, ma una piccola modifica lascia un’impressione duratura. Ripensando alla scena originale, Barret dice a Dyne che Marlene è viva e che possono andarla a trovare, ma Dyne sa che non è così. È abbastanza lucido da capire di aver fatto troppo per poter essere un padre. Gli lascia il ciondolo della moglie da dare a Marlene e gli dice di non farla mai piangere. In tutti i modi tranne che esplicitamente, Dyne perdona Barret e gli dà la sua benedizione per prendersi cura di Marlene, diventando il suo vero padre. Con nulla da perdere, si suicida gettandosi da un dirupo.
Un finale più sfumato
Rebirth non offre una conclusione così netta; Dyne non perdona Barret. Lo accusa esplicitamente di tutto, e non senza motivo. È stato Barret a invitare Shinra nella loro città, portando alla perdita delle loro famiglie, ad eccezione di Marlene. Dyne non sapeva che Marlene fosse viva, e questo lo porta a essere consumato dall’odio e dalla vendetta. Quando si rende conto che è ancora in vita, sa che non può tornare indietro. Non sarebbe più in grado di riconoscerlo. Il suo diritto a essere un buon padre gli è stato rubato, e agli occhi di Dyne, Barret è il ladro. Prima di morire, glielo fa sapere, caricando Barret del peso della vita che avrebbe potuto avere con sua figlia.
Questa volta, non si suicida direttamente. Invece, affronta consapevolmente una battaglia contro avversità schiaccianti. Sa che non può andare avanti, e l’unico modo per permettersi di morire è combattere. Si tratta di una conclusione più complessa per il personaggio, che sembra giusta.
Entrambi gli uomini devono affrontare la sfida di essere i migliori padri possibili in questo momento. Barret, pur sapendo che Dyne è instabile e forse pensando che Marlene starebbe meglio con lui, è disposto a rinunciare a tutto per cercare di espiare il suo peccato più grande. Dyne deve confrontarsi con il fatto di non essere più adatto a crescere sua figlia. Qualsiasi gioia provata nel sapere che l’unica persona al mondo che ama è ancora viva è soffocata dalla realizzazione oscura che non può più entrare nella sua vita.
Una nuova prospettiva
Modificando questo piccolo dettaglio, la motivazione e la prospettiva di Barret per il resto di Final Fantasy VII vengono completamente riconsiderate. Barret non affronta avversità impossibili solo per proteggere Marlene. Questa continua a essere una parte fondamentale del suo arco narrativo, ma ora ha anche un obbligo nei confronti di Dyne. Marlene simboleggia il suo onere incessante di espiare l’ingiustificabile.
L’arco di Barret e Dyne si distingue già come una delle sezioni più sviluppate di questo capitolo di FF7, ma il modo in cui Rebirth riesce a costruire e mettere in risalto questi e altri momenti caratteriali è ciò che rende questo esperimento di remake davvero significativo. Non sono solo le fantastiche performance o la grafica migliorata a elevare questi personaggi da semplici avatar a figure tridimensionali, ma i piccoli cambiamenti nelle loro storie e nel modo in cui vengono raccontate che li fanno risuonare in modo molto più profondo.
Final Fantasy VII Rebirth è ora disponibile su PS5.