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La stella chiamata Eos

Al giorno d’oggi, con la facilità con cui tutti possono scattare una foto, è facile dimenticare quanto sia potente l’atto della fotografia. È uno dei pochi modi che abbiamo per osservare il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona. Si può imparare moltissimo su qualcuno da come inquadra un’immagine e cattura ciò che vede. Anche la più piccola decisione può rivelare molto sul punto di vista di una persona, compreso ciò che decide di non mostrare.

Questa esperienza umana è palpabile in La stella chiamata Eos, un nuovo titolo indie di Silver Lining Studio. Come il suo predecessore, l’eccellente Behind the Frame: The Finest Scenery, questo seguito è un breve gioco di enigmi punta e clicca che si concentra sull’arte e sul modo in cui comunica. Se Behind the Frame esplorava la pittura attraverso un gameplay tattile, La stella chiamata Eos si concentra sulla fotografia. È una storia breve e dolce su come un’immagine non trasmetta solo 1.000 parole, ma possa anche aiutarci a comprendere meglio la persona dietro la macchina fotografica.

La trama ruota attorno a un giovane fotografo in erba di nome Dei. All’inizio della storia, Dei apre una lettera che svela il suo passato. Sua madre è una fotografa professionista, spesso lontana da casa per lavoro. Scrive frequentemente al figlio, allegando una foto Polaroid dei suoi viaggi e sfidandolo a ricreare l’immagine da casa. È il suo modo di mantenere un legame con il figlio, dimostrando che possono ancora “vedere” attraverso la fotografia.

Questa idea funge da base per un semplice ma elegante meccanismo di puzzle. La prima foto che riceve è uno scatto da un finestrino di un treno, con tende rosse e un vaso di fiori sul davanzale. Dovrà ricreare quell’immagine nel miglior modo possibile nella sua camera, trovando i giusti oggetti, sistemandoli e inquadrando lo scatto che migliori l’illusione. Per raggiungere questo obiettivo, dovrà risolvere una serie di enigmi punta e clicca che trasformano ogni ambiente in una piccola escape room. Nel primo capitolo, deve aprire una scatola premendo i pulsanti a forma di petalo nel giusto ordine, trovare un codice per un lucchetto misterioso e risolvere un puzzle rotante per aprire un armadietto. I livelli successivi diventano ancora più giocosi con interazioni tattili, come girare le lancette di un orologio o annodare un’amaca caduta. Nulla è troppo difficile da risolvere, ma ogni puzzle richiede giusto il livello di concentrazione per rimanere coinvolti.

Una volta trovato tutto il necessario e sistemati gli oggetti, Dei prende la sua macchina fotografica e scatta una foto. Questo gesto lo teletrasporta in una nuova scena, come se fosse saltato attraverso la sua immagine e fuori da quella di sua madre. È un efficace gioco di magia videoludica, che illustra come una fotografia possa creare una prospettiva condivisa. La stella chiamata Eos gioca con quest’idea durante tutta la sua durata, esplorando sia come la madre di Dei condivide il mondo con lui, sia come Dei interpreta le immagini della madre. Le foto potrebbero non essere un’accurata rappresentazione della realtà, ma sono un personale spaccato del punto di vista di ciascun personaggio.

Per chi ama i giochi di puzzle leggeri, La stella chiamata Eos è un progetto toccante, arricchito da una piacevole grafica disegnata a mano. Giocandolo tutto d’un fiato, si avrà una maggiore apprezzamento di come i fotografi raccontano di sé attraverso le immagini. Potrebbe anche spingerti a riflettere di più la prossima volta che scatti una foto con il tuo telefono.

La stella chiamata Eos è disponibile ora su PlayStation 5, Xbox Series X/S, Nintendo Switch e PC.