Videogiochi

Starfield: un viaggio tra le stelle che delude

Bethesda Game Studio è un sviluppatore molto apprezzato, ma ci sono alcune critiche legittime che si possono muovere alla maggior parte dei suoi giochi. Il combattimento non è sempre il punto forte, le trame principali possono sembrare carenti e i bug possono compromettere gravemente l’esperienza complessiva. Tuttavia, una cosa su cui molti possono concordare è che il team crea alcuni dei mondi digitali più affascinanti, che invogliano all’esplorazione. Dalla capitale distrutta di Fallout 3 alle montagne innevate e alle fitte foreste di The Elder Scrolls V: Skyrim, Bethesda ha dimostrato di saper offrire mondi unici in cui i giocatori amano perdersi.

Starfield aveva il potenziale per fare questo più volte grazie all’incredibile possibilità di esplorare lo spazio. Con oltre 1.000 pianeti da visitare, sembrava ci fosse ampio spazio per Bethesda per realizzare ciò che sa fare meglio su larga scala. Tuttavia, Starfield a volte sembra essere il gioco più lineare creato dalla compagnia in decenni, un effetto collaterale inaspettato di un cambiamento fondamentale nel modo in cui avviene la traversata.

La frontiera finale

Non posso certo affermare di aver esplorato ogni angolo di Skyrim o di qualsiasi località di Fallout. Il viaggio rapido è una necessità in questi giochi se si desidera completarli in una sola vita. Tuttavia, prima di poter saltare il percorso, dovevi comunque arrivare a tutti i punti di riferimento con le tue gambe.

Starfield elimina questo piccolo dettaglio, permettendo di viaggiare rapidamente da un pianeta all’altro, a patto di avere carburante. Basta scegliere un sistema stellare, cliccare su un pianeta e selezionare una zona di atterraggio. Non è necessario creare una mappa mentale o comprendere come funziona l’universo, né imparare la disposizione dei singoli pianeti.

Questa è una grande novità, poiché l’universo di Starfield non presenta lo stesso livello di coesione a cui ero abituato nei giochi dello studio. Mi sembra di trovarmi in un RPG lineare, con caricamenti tra vari hub. Consentendo ai giocatori di saltare direttamente alla loro prossima meta, e impedendo loro di prendere percorsi panoramici, Starfield fatica a costruire un universo che sembri reale.

Questo stile di traversata riduce parte del fascino organico dei precedenti giochi di Bethesda. Gli incontri casuali sono rari, i luoghi interessanti scarseggiano a causa del riutilizzo delle risorse tra i pianeti e i misteri non si svelano solo perché hai preso una direzione diversa. Questi erano i momenti che rendevano posti come Skyrim così vivi. Ti ricordavi di quel viaggio tra Whiterun e Riften quando vedevi quella carovana attaccata dai giganti, e scommetto che la maggior parte dei giocatori può anche tracciare approssimativamente la posizione di ogni città principale su quella mappa. Esplorare il mondo e comprendere come funzionasse era essenziale per diventare parte di esso.

Dopo quasi 30 ore di gioco in Starfield, non potrei dirti dove si trova nessun pianeta in relazione agli altri. L’illimitata potenzialità dell’esplorazione spaziale avrebbe dovuto essere un sogno che si avvera per racconti emergenti ed eventi completamente imprevedibili, pieni di meraviglia e stupore. Invece, viaggiare in Starfield sembra un peso, che è forse la più grande delusione del gioco.