Con l’eccezione dei documentari, quasi tutti i generi cinematografici trovano una loro rappresentazione nei videogiochi, tranne uno: il musical. Certo, esistono diversi giochi di ritmo, ma vedere Kratos esibirsi in un numero alla Broadway è un sogno che rimane irrealizzato.
Un’avventura unica nel suo genere
Lo sviluppatore Summerfall Studios ha intrapreso un viaggio inedito con Stray Gods: The Roleplaying Musical. Questa storia di mistero e omicidio, che ha come protagonisti affascinanti dei greci, presenta un cast di doppiatori di fama e una serie di numeri musicali drammatici che sembrano fatti apposta per un palcoscenico. Nonostante si tratti di un’idea inusuale per un videogioco, il progetto ha dimostrato di avere un pubblico, avendo avuto successo nel crowdfunding.
Chi è il pubblico di Stray Gods?
La domanda principale per capire se questo gioco fa per te è: eri un ragazzo di teatro al liceo? Se la risposta è sì, probabilmente apprezzerai questa celebrazione del musical. Se invece non hai mai avuto la passione per la recitazione, Stray Gods non riesce a rendere l’idea di un videogioco musicale particolarmente coinvolgente.
Un musical poco interattivo
Stray Gods: The Roleplaying Musical si sviluppa come una visual novel tradizionale con occasionali intermezzi musicali. La storia segue Grace, una musicista umana che si ritrova nel mondo degli dei dopo l’omicidio di Calliope. Per dimostrare la propria innocenza, Grace si impegna a scoprire l’assassino tra un variegato cast di dei greci. È un’idea divertente per un giallo che permette a Summerfall Studios di esplorare in modo creativo la mitologia moderna.
Fin dalle prime scene, è chiaro a chi si rivolge Stray Gods. La sua estetica è definibile come “Tumblrcore” (e se non sai di cosa si tratta, probabilmente non è un problema). Il gioco sembra fatto per essere reinterpretato in fan art, sfruttando la sensualità degli dei di Hades con il suo stesso cast romantico. Eros è rappresentato come un affascinante e muscoloso personaggio, mentre Persefone emana una presenza che non passa inosservata. Gran parte del divertimento deriva dal modo in cui ogni dio è stato reinventato in uno stereotipo da dating sim, supportato da un cast vocale di alta qualità, con nomi noti nel mondo dei videogiochi come Laura Bailey e Troy Baker.
Mancanza di interazione significativa
Nonostante le buone premesse, il gioco fatica a coniugare le sue ambizioni teatrali con quelle videoludiche. La storia è narrata esclusivamente attraverso sequenze illustrate che ricordano un motion comic. Il gameplay si riduce a fare scelte per far proseguire le conversazioni, che influenzano il percorso narrativo. Anche le sequenze di “investigazione” si limitano a selezionare oggetti da un elenco di testo anziché cercare indizi attivamente.
Musical senza colpi di scena
Questo approccio si riflette anche nei momenti musicali, dove le scelte dialogiche alterano le liriche e il tono di una canzone. È un trucco interessante, che compensate per la mancanza di numeri realmente spettacolari. Sebbene siano ben composti da Austin Wintery e interpretati dal cast vocale (Khary Payton si distingue come Pan), le liriche sono pensate per far avanzare una trama ramificata, rendendo una canzone di Lin-Manuel Miranda quasi banale in confronto.
Alcuni brani riescono a spiccare. Un brano, ad esempio, ruota attorno a un Minotauro timido che cerca di corteggiare cantando. Posso intervenire per aiutarlo o lasciarlo provare da solo. Ovviamente, scelgo di non intervenire per ascoltare la sua goffa canzone d’amore, prima di intervenire all’ultimo momento. Piccole situazioni come queste valorizzano il formato della visual novel, ma alla fine desideravo qualcosa di più.
Un’esperienza limitata
Sia sul palco che sullo schermo, i musical sono un genere che punta tutto sullo spettacolo. Stray Gods non riesce a offrire questo, con sequenze musicali che si presentano come animazioni cinematografiche. I brani avvincenti scorrono su immagini fisse, rivelando che Summerfall Studios è un piccolo studio con grandi ambizioni, ma costretto a lavorare con un budget limitato, che ha dovuto considerare il cast vocale di alto livello.
Qualche ulteriore meccanica di gioco avrebbe potuto migliorare l’esperienza. Ad esempio, We Are OFK propone sequenze musicali come video musicali giocabili, complete di mini-giochi. Anche Sayonara Wild Hearts riesce a trasmettere l’emozione di un musical in una formula di azione ritmica che simula una coreografia. Stray Gods, invece, si avvicina di più a un copione recitato durante una prova. Mi sono ritrovato a desiderare di assistere alla prima.
Immagino che Stray Gods possa risultare molto apprezzato da quel tipo di nerd del teatro che è più interessato a romanticizzare gli dei che ad altro. È evidente che c’è un pubblico per questo, e Summerfall Studios ha creato un interessante giallo che parla di sfidare il destino e trovare la propria voce. Spero solo che questo primo tentativo fornisca allo studio le risorse necessarie per realizzare una produzione ancora più ambiziosa in grado di soddisfare le aspirazioni di Broadway.
Stray Gods: The Roleplaying Musical sarà disponibile dal 10 agosto su PlayStation 4, PS5, Xbox One, Xbox Series X/S, Nintendo Switch e PC.