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Takt op.Destiny: un’analisi tra bellezza visiva e contenuti superficiali

L’anime di takt op.Destiny ha recentemente chiuso i battenti con una prima stagione composta da 12 episodi. Questo progetto fa parte di un’iniziativa cross-mediale di BANDAI NAMCO, che prevede anche l’arrivo di un videogioco mobile nel corso dell’anno. È noto che spesso gli anime vengono creati per accompagnare giochi, e titoli celebri come Fate, Ace Attorney e Higurashi no naku koro ni ne sono un esempio. In numerosi casi, le versioni animate si sono dimostrate eccellenti, anche se spesso con un intento puramente promozionale. Ciò che ha attirato l’attenzione su takt op.Destiny è stata la collaborazione tra due colossi dell’animazione giapponese, MAPPA e Madhouse, la cui reputazione per la qualità è ben consolidata. Ma una volta giunti alla fine della stagione, cosa rimane di takt op.Destiny, sia in termini di contenuti che di emozioni?

La trama e il contesto

La storia è ambientata nel 2047, in un mondo devastato da mostri chiamati D2, nati dalla caduta di un meteorite. Questi esseri temono e odiano la musica umana, distruggendo ogni fonte sonora e rendendo la musica illegale. Tuttavia, dalla musica emergono delle ragazze chiamate Musicart, destinate a combattere i D2, supportate da dei Conductor. I protagonisti, Takt e Unmei, sono un Conductor e una Musicart che intraprendono un viaggio verso New York, affrontando numerosi D2 e incontrando membri del Symphonica, un’organizzazione che difende le città dagli attacchi dei mostri.

Tanta bellezza, ma poca sostanza

L’idea di un mondo in cui la musica è vietata offre spunti per una narrazione profonda e toccante. Tuttavia, in takt op.Destiny si opta per una narrazione lineare tipica degli anime d’azione, con battaglie tra Musicart e D2 che occupano gran parte della trama. Questo porta a un ritmo narrativo lento e a una storia poco ispirata, con eventi facilmente prevedibili per chi ha già visto anime simili. I dialoghi risultano piatti, con personaggi che ripetono concetti banali senza mai offrire una vera evoluzione o originalità. Anche il tema musicale, centrale nell’opera, viene trattato in modo superficiale, con frasi scontate che non riescono a comunicare l’importanza della musica nella storia. In effetti, non è tanto la musica a sconfiggere i D2, quanto le Musicart che combattono con armi come spade e fucili, riducendo il tutto a uno spettacolo alla Majokko, in cui l’attrattiva principale risiede nel vedere ragazze vestite in modo colorato affrontare i nemici.

Personaggi piatti e poco memorabili

Un altro aspetto deludente riguarda i protagonisti: Takt è un musicista che sembra più interessato a suonare che a combattere, mostrando poca evoluzione se non negli ultimi episodi. Al contrario, Unmei, la Musicart, mostra una certa crescita, imparando a interagire in modo più umano, ma per gran parte della serie rimane un personaggio freddo e monotono, interessato solo al combattimento. Gli altri personaggi sono blandi e privi di originalità, incastrati in stereotipi come la kudeere o la yandere, rendendo poco coinvolgenti le situazioni drammatiche. Anche i villain risultano prevedibili e le loro azioni appaiono più come parodie che come minacce reali, con incoerenze che minano la credibilità della trama.

Un trionfo visivo

Dal punto di vista tecnico, la collaborazione tra MAPPA e Madhouse produce animazioni di altissimo livello, superiori a molte altre serie contemporanee. La qualità dell’animazione è evidente in ogni episodio, con combattimenti delle Musicart che mostrano una regia attenta e dinamica. Anche nei momenti più tranquilli, i piccoli dettagli e le gestualità dei personaggi rendono le scene più vive e coinvolgenti. La colonna sonora è un altro punto forte, con brani classici riconoscibili come la 5a Sinfonia di Beethoven e la Cavalcata delle Valchirie, oltre a composizioni originali che arricchiscono l’esperienza visiva.

La sigla di apertura, realizzata dal gruppo Supercell, è un altro elemento di spicco. Conosciuti per successi come “Kimi no Shiranai Monogatari” e “My Dearest”, Supercell riesce a creare un brano che si sposa perfettamente con l’atmosfera della serie, accompagnato da animazioni accattivanti che la distinguono dalle altre opening più banali.

A chi è consigliato takt op.Destiny?

Per gli appassionati di anime, takt op.Destiny potrebbe risultare un po’ stancante, poiché presenta cliché già visti in opere di qualità inferiore. Tuttavia, se siete attratti dall’aspetto puramente estetico dell’animazione, vale la pena dargli un’occhiata. Se siete già interessati al videogioco in arrivo, l’anime potrebbe fornirvi un contesto interessante sui personaggi e la storia. Nonostante l’ottima colonna sonora, la musica gioca un ruolo limitato, quindi se cercate un anime con un forte focus musicale, titoli come Your Lie in April o Carole & Tuesday potrebbero risultare più soddisfacenti.

Un’occasione persa

In sintesi, takt op.Destiny parte da un’idea non particolarmente originale, ma avrebbe potuto osare di più. Con una trama semplice, poteva offrire un prodotto piacevole in 12 episodi, evitando di lasciare troppe domande senza risposta. Pur essendo evidente il grande lavoro svolto da MAPPA e Madhouse in termini di musica e animazioni, la serie fallisce in molte altre aree, riproponendo cliché già visti. Ne risulta una serie né eccezionale né terribile, che si lascia guardare, ma che alla fine lascia un po’ di amaro in bocca per il potenziale sprecato.