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Tekken: Bloodline

Ai tempi in cui Street Fighter e Mortal Kombat dominavano la scena dei picchiaduro in tutto il mondo, un titolo è riuscito a conquistare il cuore di molti giocatori, specialmente coloro che hanno vissuto la loro infanzia con la console PlayStation: stiamo parlando di Tekken. Questa serie, originariamente creata da Namco e poi diventata parte di Bandai Namco Entertainment, ha debuttato nelle sale giochi e sulla prima PlayStation, guadagnandosi un posto di rilievo nel panorama videoludico, con il suo terzo capitolo che ha fatto lievitare la sua popolarità. Proprio il terzo episodio è ora al centro dell’attenzione grazie a Tekken: Bloodline, l’anime rilasciato su Netflix alla fine dell’estate. Questa serie animata segue le avventure di Jin Kazama, l’erede del clan Mishima, in un contesto di lotte e vendette.

Un’introduzione alla storia di Jin Kazama

Tekken: Bloodline inizia con l’esplorazione di momenti che i fan della saga conoscono bene, ma che non erano mai stati mostrati nei videogiochi. Viene presentato il giovane Jin, che vive una vita serena a Yakushima insieme alla madre, Jun Kazama. Jun gli insegna il karate difensivo Kazama, cercando di trasmettergli valori di gentilezza e la necessità di evitare conflitti. Tuttavia, quando Jin viene aggredito da alcuni bulli, non riesce a trattenere le sue abilità nel combattimento, ferendoli. Questo gesto attira l’attenzione di Ogre, un demone che ha messo nel mirino i migliori combattenti del pianeta. Nel tentativo di proteggere Jin, Jun affronta Ogre, ma purtroppo perde la vita.

Mentre Jin si prepara a vendicare la madre, si allena sotto la guida del nonno Heihachi, seguendo l’ultimo consiglio di Jun. Nei primi episodi, seguiamo la sua trasformazione, sia fisica che mentale, mentre apprende lo stile Mishima e fa amicizia con Ling Xiaoyu e Hwoarang. La serie ci porta poi verso il torneo King of Iron Fist, dove molti volti familiari dei giochi di Bandai Namco si sfideranno per motivazioni diverse: dalla vendetta alla ricerca di gloria e denaro.

Un cast di combattenti iconici

Il torneo non vede solo i personaggi di Tekken 3, ma anche guerrieri provenienti dai capitoli successivi e persino DLC del settimo episodio, come Leroy Smith. Icone come Julia Chang appaiono con il look di Tekken 7, mentre altri, come Eddy e Bryan, sono stati sostituiti da nuovi volti come Feng Wei e Steve Fox, relegati a ruoli secondari. Tra i protagonisti troviamo Hwoarang, Xiaoyu, Paul Phoenix e Nina Williams, ma purtroppo molti dei personaggi secondari non ricevono la giusta attenzione, risultando poco sviluppati e con dialoghi limitati.

Combattimenti avvincenti, ma personaggi trascurati

Uno dei punti di forza di Tekken: Bloodline è sicuramente l’intensità dei combattimenti. Mentre le interazioni tra i personaggi sono animate in modo tradizionale, gli scontri sono rappresentati in CGI, utilizzando tecniche come il cel shading. Gli animatori hanno fatto un ottimo lavoro nel ricreare le mosse iconiche dei giochi, rendendo ogni colpo ancora più emozionante grazie a effetti speciali avvincenti. Ogni duello culmina in splendide sequenze in bianco e nero, che richiamano l’estetica dei manga.

Tuttavia, la mancanza di approfondimento dei personaggi secondari è un grave difetto. Oltre a Jin, Jun e Heihachi, gli altri combattenti hanno scarso spazio per esprimere il loro background e le motivazioni. Molti di loro appaiono solo brevemente, per poi svanire senza lasciare traccia. Un maggior numero di episodi avrebbe permesso di espandere la narrazione e dare più spazio a personaggi come Hwoarang e Paul.

Aspetti tecnici e colonna sonora

La serie è disponibile su Netflix con un doppiaggio italiano di buona qualità, in cui i personaggi principali sono interpretati da attori talentuosi. Tuttavia, in alcune scene di combattimento, si sente l’audio originale, risultando un po’ fuori posto. Il doppiaggio giapponese offre voci iconiche dei videogiochi, mantenendo l’autenticità dei personaggi.

La colonna sonora, composta da Rei Kondoh, è apprezzabile e si adatta bene all’atmosfera, anche se le sigle di apertura e chiusura non colpiscono particolarmente. Molti fan avrebbero preferito tracce di gruppi giapponesi come coldrain o Fear, and Loathing in Las Vegas, che avrebbero potuto esaltare ulteriormente l’energia dell’anime.

Per chi è Tekken: Bloodline?

Questo adattamento animato è consigliato a tutti i fan di Tekken, sia a coloro che ricordano con affetto il terzo capitolo sia a chi è nuovo al franchise. L’anime offre una buona dose di combattimenti e arti marziali, capace di coinvolgere anche chi non ha mai giocato ai videogiochi. Tuttavia, chi cerca una narrazione più profonda e sviluppata potrebbe trovare la serie un po’ limitata rispetto ad altre opere.

In sintesi, Tekken: Bloodline riesce a catturare l’essenza del franchise, ma le ombre triangolari e la gestione dei personaggi secondari lasciano a desiderare. Nonostante i suoi difetti, il mix di combattimenti avvincenti e nostalgia rende questa serie un prodotto interessante per i fan, con la speranza che una seconda stagione possa approfondire ulteriormente la storia e i personaggi.